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spalle di velo nero tenue fitto di neri punti per la piazza
viva di archi leggieri e potenti. Accanto una rete nera a
triangolo a berretta ricade su una spalla che si schiude:
un viso bruno aquilino di indovina, uguale a la Notte di
Michelangiolo.
. . . . . . . . . . . . .
Ofelia la mia ostessa è pallida e le lunghe ciglia le
frangiano appena gli occhi: il suo viso è classico e insie-
me avventuroso. Osservo che ha le labbra morse: dello
spagnolo, della dolcezza italiana: e insieme: il ricordo, il
riflesso: dell antica gioventù latina. Ascolto i discorsi. La
vita ha qui un forte senso naturalistico. Come in Spagna.
Felicità di vivere in un paese senza filosofia.
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Letteratura italiana Einaudi
Dino Campana - Canti orfici
*
Il museo. Ribera e Baccarini. Nel corpo dell antico
palazzo rosso affocato nel meriggio sordo l ombra cova
sulla rozza parete delle nude stampe scheletriche. Du-
rer, Ribera. Ribera: il passo di danza del satiro aguzzo su
Sileno osceno briaco. L eco dei secchi accordi chiara-
mente rifluente nell ombra che è sorda. Ragazzine alla
marinara, le liscie gambe lattee che passano a scatti stri-
sciando spinte da un vago prurito bianco. Un delicato
busto di adolescente, luce gioconda dello spirito italiano
sorride, una bianca purità virginea conservata nei delica-
ti incavi del marmo. Grandi figure della tradizione clas-
sica chiudono la loro forza tra le ciglia.
DUALISMO
(Lettera aperta a Manuelita Etchegarray)
Voi adorabile creola dagli occhi neri e scintillanti co-
me metallo in fusione, voi figlia generosa della prateria
nutrita di aria vergine voi tornate ad apparirmi col ricor-
do lontano: anima dell oasi dove la mia vita ritrovò un
istante il contatto colle forze del cosmo. Io vi rivedo Ma-
nuelita, il piccolo viso armato dell ala battagliera del vo-
stro cappello, la piuma di struzzo avvolta e ondulante
eroicamente, i vostri piccoli passi pieni di slancio conte-
nuto sopra il terreno delle promesse eroiche! Tutta mi
siete presente esile e nervosa. La cipria sparsa come neve
sul vostro viso consunto da un fuoco interno, le vostre
vesti di rosa che proclamavano la vostra verginità come
un aurora piena di promesse! E ancora il magnetismo di
quando voi chinaste il capo, voi fiore meraviglioso di una
razza eroica, mi attira non ostante il tempo ancora verso
di voi! Eppure Manuelita sappiatelo se lo potete: io non
pensavo, non pensavo a voi: io mai non ho pensato a voi.
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Letteratura italiana Einaudi
Dino Campana - Canti orfici
Di notte nella piazza deserta, quando nuvole vaghe cor-
revano verso strane costellazioni, alla triste luce elettrica
io sentivo la mia infinita solitudine. La prateria si alzava
come un mare argentato agli sfondi, e rigetti di quel ma-
re, miseri, uomini feroci, uomini ignoti chiusi nel loro cu-
po volere, storie sanguinose subito dimenticate che rivi-
vevano improvvisamente nella notte, tessevano attorno a
me la storia della città giovine e feroce, conquistatrice im-
placabile, ardente di un acre febbre di denaro e di gioie
immediate. Io vi perdevo allora Manuelita, perdonate,
tra la turba delle signorine elastiche dal viso molle incon-
sciamente feroce, violentemente eccitante tra le due ban-
de di capelli lisci nell immobilità delle dee della razza. Il
silenzio era scandito dal trotto monotono di una pattu-
glia: e allora il mio anelito infrenabile andava lontano da
voi, verso le calme oasi della sensibilità della vecchia Eu-
ropa e mi si stringeva con violenza il cuore. Entravo, ri-
cordo, allora nella biblioteca: io che non potevo Manueli-
ta io che non sapevo pensare a voi. Le lampade elettriche
oscillavano lentamente. Su da le pagine risuscitava un
mondo defunto, sorgevano immagini antiche che oscilla-
vano lentamente coll ombra del paralume e sovra il mio
capo gravava un cielo misterioso, gravido di forme vaghe,
rotto a tratti da gemiti di melodramma: larve che si scio-
glievano mute per rinascere a vita inestinguibile nel silen-
zio pieno delle profondità meravigliose del destino. Dei
ricordi perduti, delle immagini si componevano già mor-
te mentre era più profondo il silenzio. Rivedo ancora Pa-
rigi, Place d Italie, le baracche, i carrozzoni, i magri cava-
lieri dell irreale, dal viso essicato, dagli occhi perforanti
di nostalgie feroci, tutta la grande piazza ardente di un
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